Checklist by Atul Gawande

Checklist by Atul Gawande

autore:Atul Gawande [Gawande, Atul]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Einaudi
pubblicato: 2021-07-14T12:00:00+00:00


Sembrava proprio fortuna, dunque. Ma mettiamo che non fosse cosí. Era appunto questa l’eventualità che le checklist di Toronto, del Johns Hopkins e delle cliniche Kaiser facevano balenare. Sottolineare la necessità che i membri delle équipe, prima di iniziare l’intervento, dedicassero anche solo un minuto alla discussione di ogni caso era sostanzialmente una strategia per favorire il lavoro di squadra – per indurli a tenere quello che i giocatori di football americano chiamerebbero un huddle, la rapida consultazione in cui si discute la tattica prima di ogni azione. A conferma di questo intento strategico era infatti prevista un’altra procedura, per me abbastanza insolita: ogni membro dello staff chirurgico doveva assicurarsi di conoscere il nome degli altri.

La checklist della Johns Hopkins lo prescriveva a chiare lettere. Prima di iniziare un intervento con una nuova équipe, occorreva controllare che tutti si fossero presentati ai colleghi di sala dicendo il proprio nome e il proprio ruolo: ad esempio, «Atul Gawande, chirurgo di turno»; «Jay Powers, infermiera di sala»; «Zhi Xiong, anestesista».

Onestamente, mi sembrava un po’ esagerato, e non ne afferravo l’utilità. In realtà era un espediente tutt’altro che casuale. Ricerche psicologiche condotte in diversi settori avevano confermato empiricamente quello che forse è evidente a chiunque: due colleghi che non si conoscono per nome non lavorano assieme con lo stesso affiatamento di due che invece si sono presentati. E Brian Sexton, lo psicologo del Johns Hopkins, aveva mostrato che la regola valeva anche nelle sale operatorie. In uno studio, i suoi ricercatori intervistarono senza preavviso i membri degli staff chirurgici all’uscita dalla sala operatoria, pregandoli di rispondere a due domande: come avevano valutato il livello di comunicazione durante l’intervento? E come si chiamavano gli altri componenti dell’équipe? Risultò che piú o meno nella metà dei casi gli intervistati non conoscevano i nomi dei colleghi con cui avevano lavorato. Quando li sapevano, però, le valutazioni sul livello di comunicazione crescevano in modo significativo.

I ricercatori del Johns Hopkins e degli altri istituti avevano anche osservato che quando gli infermieri avevano la possibilità di presentarsi all’équipe e di dire le proprie mansioni prima dell’inizio dell’intervento, era piú probabile che successivamente notassero un problema e ne proponessero una soluzione. Gli psicologi lo chiamavano «fenomeno di attivazione». La possibilità di parlare al gruppo prima dell’avvio della procedura sembrava attivare il senso di partecipazione e di responsabilità, incoraggiandoli cosí a dire la loro.

Erano studi limitati, non certo definitivi. Ma i primi risultati facevano ben sperare. Non era mai stato trovato uno strumento che migliorasse la capacità dei chirurghi di ridurre sensibilmente i danni ai pazienti, fatte salve naturalmente l’esperienza e la formazione specialistica. Adesso, però, le équipe di tre città diverse avevano collaudato queste checklist inedite, riscontrando in ogni sperimentazione effetti positivi.

I ricercatori del Johns Hopkins avevano misurato le specifiche ricadute della loro checklist sul lavoro di gruppo. Undici chirurghi avevano accettato di sperimentarla nei loro interventi – sette chirurghi generali, due chirurghi plastici e due neurochirurghi. Dopo tre mesi, i componenti delle équipe che nelle interviste postoperatorie riferivano di



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